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Getting to Know…Adrian Deitz

8 Febbraio 2024

Non tutti i piloti sono stati circondati dalle auto sin da piccoli, alcuni di loro hanno conosciuto la passione per il motorsport in un secondo momento. Spesso si tratta di gentleman drivers e Adrian Deitz rientra in questa categoria. Nonostante ciò, Deitz ha portato la sua passione ai massimi livelli e ciò non deve sorprendere, dal momento che è cresciuto in una famiglia di sportivi. Dal 16 al 18 febbraio, Deitz correrà la sua quinta 12 Ore di Bathurst al volante di una Lamborghini Huracán GT3 EVO2 del Wall Racing, alternandosi al volante con i suoi compagni di equipaggio Tony D’Alberto, David Wall e Grant Denyer.

Negli ultimi trent’anni Deitz ha esercitato la professione di avvocato finanziario e da molto tempo è cliente di Lamborghini Squadra Corse, nonché assiduo frequentatore di un circuito molto impegnativo, Mount Panorama. Con i suoi 6,213 chilometri e le ben 23 curve, si tratta sicuramente di un sito particolare sul quale spingere al limite una vettura GT3: è infatti uno dei tracciati più insidiosi al mondo, caratterizzato da una parte centrale che si sviluppa su per una collina, con alcune strette curve dapprima in salita e poi in discesa, delimitate solo da muri di cemento. «È un privilegio per me correre a Bathurst, amo questa corsa», racconta Deitz. «Il disegno della pista e la sequenza delle curve sono incredibili, l’auto rimane incollata all’asfalto mentre si sale verso la cima della collina; non c’è sensazione migliore che sfiorare il muro con gli specchietti. Bisogna avere molto rispetto dello Skyline, uno dei tratti più insidiosi della pista, che è fatta per lo più da strade normalmente aperte alla circolazione. In quei punti il limite di velocità sarebbe di 60 km/h e già così l’esperienza sarebbe spaventosa».

Deitz ha vissuto una tipica infanzia australiana, all’aria aperta e praticando diversi sport a livello agonistico, nutrendo comunque un certo interesse per le corse automobilistiche. «La cosa divertente è che nessuno dei miei genitori era particolarmente interessato alle auto o alle corse e nessuno nella mia famiglia è mai stato un pilota. Provengo da una famiglia perlopiù di golfisti e tennisti», spiega Deitz. «I miei genitori si sono conosciuti sul campo da golf e io sono cresciuto soprattutto praticando sport con la palla come tennis, golf e cricket, mentre solo più tardi ho scoperto le auto. All’Università mi appassionai al windsurf e ho partecipato anche a diverse edizioni dei campionati mondiali, l’ultima che feci fu in Sardegna. Quando terminai gli studi lasciai l’Australia e iniziai la mia carriera di avvocato a New York, limitando molto le mie possibilità sportive».

Sempre alla ricerca di nuove sfide, Deitz si trasferì poi nel Regno Unito, vivendo per circa dieci anni a Londra. Con il celebre circuito e la famosa tenuta di Goodwood a due passi dalla City, è stato qui che in Deitz ha iniziato a fiorire la passione per le auto. «In quel periodo mi si riaccese l’interesse per il motorsport e iniziai a partecipare a diversi trackdays a Goodwood, diventando un membro del club. Lì conobbi molte persone fantastiche», ricorda Deitz. «Le giornate in pista erano molto divertenti, ho iniziato a farne in giro per l’Inghilterra e successivamente in Europa. Quando tornai in Australia, circa quindici anni fa, iniziai a correre in kart e solo in un secondo tempo comprai un’auto per girare in pista nelle giornate di prove libere. Da lì decisi di tuffarmi a capofitto nel mondo delle corse, cominciando a correre seriamente. Il mio è stato un percorso decisamente poco consueto. Non raccomanderei a nessuno di passare direttamente dai kart alle vetture GT3, però è effettivamente andata così per me. La guida è la cosa che più mi piaceva ovviamente», continua Deitz, «però mi divertivo anche a lavorare con gli ingegneri e con la squadra, migliorare la messa a punto e tutto il resto delle cose fuori dalla pista. Arrivato a quel punto e iniziando a lavorare con alcuni piloti professionisti in Australia, fu logico proseguire con le corse. È uno sport unico, dove si può gareggiare con i migliori. Nessun altro sport è così. Un tennista dilettante non può sfidare Novak Djokovic, così come un golfista amatoriale non può giocare con Rory McIlroy. Nel motorsport, soprattutto nelle competizioni GT, puoi confrontarsi con i più veloci piloti professionisti del mondo».

Il fatto che un gentleman driver come Deitz possa correre contro i migliori un circuito come Mount Panorama per la 12 Ore di Bathurst è l’equivalente di poter giocare Super Bowl o una finale di Coppa del Mondo. È un evento iconico, non solo in Australia, ma in tutto il mondo. Ed è una gara che, come è logico che sia, vive con gioia ogni febbraio. Nel motorsport, avere intorno a sé le persone giuste è fondamentale e Deitz può contare in alcune delle migliori personalità del motorsport australiano. Non solo i suoi fidati compagni di squadra Tony D’Alberto, Grant Denyer e David Wall, ma anche una figura chiave all’interno del Wall Racing è l’ingegner Paul Forgie. Insieme hanno ottenuto alcuni risultati formidabili, come il podio alla 10 Ore di Suzuka 2019. «Abbiamo una squadra molto forte, conosco Tony da un po’ di tempo e ha corso con il Dick Johnson Racing nelle gare endurance del campionato Supercars per molti anni», racconta Deitz. «David è un ex campione Porsche e pilota Supercars, mentre Grant è più conosciuto in Australia come personaggio pubblico che come pilota e ha finanziato la sua carriera grazie ai suoi impegni televisivi e radiofonici. Mi piace molto lavorare con loro. È anche fantastico poter confrontare i miei dati con i loro, guardiamo tutto migliorando insieme. Abbiamo fatto la passeggiata in pista insieme ed è un’esperienza incredibile, senza le indicazioni di Tony sul posizionamento dell’auto e cosa fare quando si è in lotta con i piloti professionisti e le auto più veloci, soprattutto in cima al monte, non avrei avuto idea di come comportarmi. Sarei sicuramente finito contro il muro! Infine, Paul Forgie ha lavorato come ingegnere di Marcos Ambrose nella Supercars in Australia e nella NASCAR, la sua professionalità è di enorme aiuto».

Come unico equipaggio a bordo di una Lamborghini alla 12 Ore di Bathurst 2024, Deitz e i suoi compagni potranno contare per tutto il weekend sul supporto personalizzato da parte degli ingegneri e tecnici di Squadra Corse. Ciò è ancora più importante considerando il poco tempo che Deitz e Wall Racing hanno avuto a disposizione per prendere confidenza con la nuova Huracán GT3 EVO2. Nonostante questo, per Deitz il buon feeling con la vettura aggiornata, che avrà la classica livrea biancorossa a cerchi concentrici ispirata ai bersagli, una delle più riconoscibili di tutta la griglia, gli permette di essere ottimista in vista della gara. «Uno dei motivi che ci hanno spinto a passare a Lamborghini nel 2017 è stato il legame diretto con l’azienda in Italia», spiega Deitz. «Spesso il supporto di alcuni costruttori è pressoché inesistente, alcune volte il rapporto è direttamente con il distributore e non c’è alcun canale di comunicazione tra il costruttore e il cliente finale. Io invece ho un rapporto diretto con Squadra Corse, sia con John Flinn in Asia che con Giorgio Sanna in Italia. Collaborare con Lamborghini è come essere in una famiglia, ci prendiamo cura l’uno dell’altro ed è il tipo di collaborazione che ci piace di più. Siamo una squadra leale e Lamborghini si è sempre comportata allo stesso modo con noi. Nonostante il fuso orario, sono sempre disponibili per prendersi del tempo per analizzare i dati con noi, consigliandoci sul setup dell’auto. Anche quest’anno sarà con noi a Bathurst Giovanni Rizzo, che ci dedica molto tempo e che apprezziamo molto per questa cosa. Siamo una piccola squadra con una sola auto e sapere di aver alle spalle l’azienda per tutto ciò che ci serve è molto importante per noi».

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