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Muse: “Guidare una Lamborghini è come essere sul palco”

25 Ottobre 2019

A un anno dall’uscita del nostalgico ma futuristico Simulation Theory, ottavo album registrato in studio, e del relativo singolo Something Human (che vede protagonista una Countach rosso fiammante...), abbiamo invitato la band a Sant'Agata Bolognese per mettere alla prova le nostre supersportive, in pista e su strada.

Matt Bellamy (voce, chitarra, piano), Dom Howard (batteria) e Chris Wolstenholme (basso), annoverati dal pubblico tra i migliori performer live al mondo, sono diventati una delle rock band più famose di tutti i tempi, grazie al loro costante reiventarsi sul fronte musicale e ai loro incredibili concerti ad alto tasso di energia. Negli ultimi 25 anni hanno affascinato milioni di fan non solo registrando in studio album dal successo planetario, ma anche esibendosi dal vivo con performance entusiasmanti che hanno registrato il tutto esaurito negli stadi a livello mondiale. Stavolta è toccato a loro divertirsi. 

Prima di guardare un dietro le quinte inedito con Matt e Dom, non dimenticate di leggere quello che ci hanno detto...

Avete appena guidato una Huracán Performante in pista. Com’è andata?

Matt: È stato fantastico! È stato il mio primo track day: seguire un pilota professionista aiuta molto, ma la velocità con cui riesci ad attaccare una curva è davvero impressionante. Un’esperienza formidabile.

Dom: Ho appena completato solo tre giri in pista e ci sto ancora prendendo la mano, ma è un’esperienza da urlo!

In generale, ti piacciono le auto?

Matt: Le adoro, ma non avevo mai provato il brivido della pista. Credo che inizierò a coltivare un nuovo hobby...

Dom: In passato mi sono cimentato con qualche piccolo test su pista, ma niente che fosse paragonabile a questo. È un’esperienza totalmente nuova per me. Ma l’adoro: mi piace ricevere istruzioni, imparare... Il mio sogno è diventare un vero pilota!

Nel video del vostro ultimo singolo, Something Human, compare anche una bellissima Countach. Come mai l’avete scelta?

Matt: È la prima auto da sogno di cui ho memoria. Avrò avuto quattro o cinque anni e andai a vedere La corsa più pazza d’America (The Cannonball Run): quel film ha davvero lasciato il segno. Nella scena d’apertura si vede una Countach nera che sfreccia sull’asfalto; ricordo di aver pensato che era la cosa più bella che avessi mai visto. Diciamo che è come un sogno d’infanzia diventato realtà. 

Il video è davvero rappresentativo dell’intero album, Simulation Theory. È una specie di fuga dalla realtà, sospesa tra passato e futuro...

Matt: Esatto. Il nuovo album è una sintesi di elementi vintage che ho amato da ragazzo, negli anni ‘80, gli stessi anni che hanno visto il successo di visioni distopiche del futuro come Terminator, Atto di forza e Blade Runner, mentre oggi viviamo nell’epoca dell’intelligenza artificiale. Mi sono ritrovato a guardare al futuro, ma con un occhio al passato e a tutte quelle idee che sono state tradotte in film per la prima volta negli anni ‘80. 

In Lamborghini ci definiamo “Designers of Experiences”: non produciamo solo auto da sogno, ma plasmiamo anche esperienze autentiche, sorprendenti, ad alto impatto emozionale. Quello che fate voi è esattamente lo stesso: la vostra musica ha il potere di scatenare le emozioni più intense e i concerti rappresentano l’apice di questa esperienza. Quanto sono importanti i live per voi?

Matt: È strano, perché l’album nasce come un mix di passato e futuro, mentre il live e la guida in pista ti immergono completamente nel presente, ed è fantastico. Quando sono sul palco, mi sento un po’ come in pista poco fa: per due ore mi ritrovo a vivere al centro di un punto del tempo in cui non penso al futuro o al passato. Quel grado di assoluta concentrazione e consapevolezza del presente che ti regala la guida in pista assomiglia molto a quello che vivo sul palco. 

Hai qualche rito di cui non puoi fare a meno prima di esibirti?

Matt: Faccio un po’ di stretching, inalazioni di vapore, bevo molta acqua e scaldo la voce... non c’è niente di davvero “spirituale”, mi dedico più che altro a prepararmi fisicamente. 

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